Donne d’Italia

La metà dell’Unità

da Mercoledì, 16 Marzo, 2011 a Domenica, 26 Giugno, 2011

Palazzo Blu, Pisa

In questi 150 anni d’Unità Italiana spesso i nomi delle donne non sono presenti. In occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia abbiamo scelto di raccontare un secolo e mezzo di storia attraverso le donne, ricercando e ritrovando le radici di un’identità che possa contribuire ad arricchire la nostra storia e ricomporre le due metà dell’unità. La mostra, che si fregia del simbolo ufficiale per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, proprio per il suo carattere istituzionale, è ad ingresso gratuito.

In questi 150 anni d’Unità Italiana spesso i nomi delle donne non sono presenti. Nonostante il ruolo assunto da alcune di esse, personaggi di grande fama e fascino personale come ad esempio la principessa di Belgioioso, il loro ruolo rimane ed è sempre stato considerato subalterno: quasi non necessario. I loro nomi sono e rimarranno sempre quelli dei loro mariti e compagni, le loro figure saranno rinomate e trasfigurate soprattutto per una bellezza esteriore da cui sola sembrava a volte potesse dipendere la loro effimera fama.

In occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia abbiamo scelto di raccontare proprio la storia di queste donne, anonime anche se famose, ricercando e ritrovando, al di là dei loro padri, mariti e figli le radici di un’identità che possa contribuire ad arricchire la storia dell’Italia intera, ricomponendo le due metà dell’unità, così che questa unità, che è la realtà della storia e della vita di ciascuno, sia anche il ricordo di una data ma non solo.

Si ritrovano così la voce e l’immagine di donne determinate che con la loro forza non ostentata hanno costituito quel terreno, duro e fertile, su cui si è sviluppata la civiltà del nostro paese, la voce di quella “Metà dell’Unità” finora rimasta sommersa e quasi dimenticata, come fosse ovvia e quindi non necessaria.

Senza retorica questa mostra ricorda le voci cancellate delle tante donne che, con il loro duro lavoro nei campi, hanno permesso ai loro mariti di emigrare all’estero, alla ricerca di una vita migliore, arricchendo, essi, la nuova Italia con le loro rimesse, sobbarcandosi, loro, il peso e la fatica della cura di mogli, suocere, figli, rimasti a casa.